RICERCA DELL'ANIMA PERDUTA -8

 




Dopo la conferenza del senso della vista, adesso tocca a quello dell’udito. Udire significa inclinarci verso la fonte della nostra attenzione (dal latino au = incline, favorevole, propenso verso quello che si dice: au-dire). Da quando siamo svegli noi udiamo, recepiamo i suoni, la stessa sveglia ci scuote dal profondo del sonno. Eppure mentre dormiamo non sentiamo alcuni suoni: la notte è piovuto forte e io non l’ho sentito... è come se l’organo meccanico dell’udito si spegnesse, anzi a volte non è necessario nemmeno dormire: un amico parla e io non lo ascolto, sono assente, oppure vado in città e sono assorto nei miei pensieri e non sento il rumore delle macchine. Qui vediamo chiaramente due dimensioni: udire è percepire il suono esterno, mentre ascoltare è sentire dentro, quindi udiamo con l’organo meccanico dell’orecchio, ma ad ascoltare veramente è soltanto se ci mettiamo il cuore e la mente. Quante volte parliamo e non ci sentiamo ascoltati? Quante volte abbiamo soltanto udito il discorso di un politico senza ascoltarlo quindi nemmeno capirlo? perchè ci sia l’ascolto ci vogliono tre condizioni e le troviamo tutte in quel meraviglioso gioco infantile del telefono (due bicchieri collegati da un filo):


La prima condizione è la Sintonia: syn è mettere insieme e tonus significa suoni, quindi per essere in sintonia con una persona dobbiamo sentire quello che l’altro sente, noi questo lo chiamiamo empatia, metterci nei panni altrui. Per cui se l’altro sta parlando noi dobbiamo sintonizzarci sulla sua lunghezza d’onda che è il silenzio, altrimenti non lo sentiamo, infatti il telefono ha un solo cavo, può passare una sola voce per volta, se parlano tutti e due la voce si incontra e scontra, ritorna indietro. Un po quello che capita nei soliti Talk show televisivi: si sente uno schiamazzo di galline dove tutti urlano e strillano e non ci si capisce niente. Il gioco del telefono è meraviglioso perché tu non puoi parlare ed ascoltare nello stesso tempo: c’è un solo bicchiere, ci dobbiamo mettere in sintonia, mentre tu parli io ascolto e viceversa. Ma questo non basta, ed ecco la seconda condizione che è l’Attenzione: la tensione del filo, se il filo non è teso la voce non passa, si ode lontano ma non si ascolta, quindi tensione significa tenderci verso l’altro, qui entra in gioco la nostra attenzione che è il cuore, la volontà che si presta attenzione, fissa il pensiero sull'ascolto ( attenzione significa tendere la nostra tensione o mira verso l’interlocutore). Come vediamo per ascoltare ci vuole l’anima (testa e cuore) per udire ci vuole soltanto l’orecchio. Quello che noi udiamo facilmente lo dimentichiamo ma quello che ascoltiamo in profondità si registra e ci resta nell'anima. Ma non è così semplice, perché avvenga questa registrazione ci vuole la terza condizione: il silenzio.


Oggi è molto difficile incontrare una persona che ti ascolti veramente, viviamo in un mondo di mezzi di comunicazione ma in realtà di comunicare c’è ben poco, per lo più presenziamo monologhi a due: lui dice “io sono stato in quel paese” e l’altro gareggia “anch'io e sono stato, anzi sono stato poi in un altro posto più bello”. Chi ti ascolta invece ti chiedi: “ah ci sei stato! cosa ti è piaciuto? cosa hai visto? quanto ci sei stato” dunque si immedesima, ti presta attenzione, si sente partecipe della tua emozione, si dona, non è uno che ha bisogno soltanto di avere attenzione ma sa dare attenzione.



La persona che sa ascoltare è in silenzio, quindi in pace interiore, è una persona che ha spazio dentro di sè (il vuoto spirituale o cosmico), perchè per ascoltare ci vuole il vuoto, ma una persona per avere questo vuoto deve essersi svuotata dall'Ego, il che vuol dire una persona che ha già ascoltato se stessa fino infondo, una persona capace di comprendere, apparentemente quindi vuoto, silenzioso invece è piena non di se stessa ma dell’infinito, dell’altro, dell’Essere. Ecco perchè quando parlano queste persone la loro voce è carismatica (piena di energia), viene da una profondità immensa, è piacevole poi ascoltare chi ti sa ascoltare, è come un’eco della tua anima. Chi ascolta sa farti parlare, ti tira fuori cose che tu non avresti mai detto a nessuno, alla fine capita che ti senti pieno soltanto col loro ascolto, ti fanno trovare la soluzione senza dirti una parola. Ecco perchè ascoltare con l’anima vuol dire riuscire poi a capire tutto quello che l'altro alla fine non dice. Il vero ascoltatore non mette del suo, non interferisce, ti crea uno spazio dove tu ti apri e ti confidi. Il vero ascoltatore è pieno, non ha il bisogno disperato di farsi sentire, ha già detto tutto di sè, si conosce e si accetta, non parla a vanvera per farsi capire o farsi accettare, non ti interrompe, non ti contraddice in maniera diretta o forzata, soltanto allora si è capaci di ascoltare gli altri, perchè sai donarti, sei padrone di te stesso, hai una ricchezza interiore da dare: il tuo silenzio divino.


Che cosa è meditare? è ascoltare se stessi. Che cosa è pregare? è ascoltare la tua voce divina, non è quindi parlare. Quando la persona è vuota (senz'anima) tende a riempire tutto con la chiacchiera, invece quando l’anima è vuota (del suo Ego) è piena di silenzio allora sa ascoltare e trovare risposte a tutto. Qui troviamo il primo collegamento tra il primo senso interno della scorsa conferenza (il pensiero) con il secondo senso interno: l’attenzione. Se noi diventiamo padroni della vista e dell’udito allora dentro di noi si crea la sintonia tra il pensiero e l’attenzione, l’attenzione riesce a dominare i pensieri, dunque a non essere dispersi. Quante volte noi non ascoltiamo neppure noi stessi? quante volte non facciamo altro che essere vittime di pensieri affollati che ci sovrastano nella mente senza alcun controllo e non sappiamo ascoltarli? poi passiamo ore ed ore a pensare a vanvera senza aver tratto nessuna conclusione, nessuna riflessione, nessun insegnamento, nessuna emozione. Perché? perché l’udito ci ha resi sordi nell'anima, mai attenti, mai empatici. Siamo sempre distratti dalla voce interiore, i nostri pensieri sono uno sciame di zanzare fastidiose.



Se la vista era abbinata al fuoco (focalizzare), l’udito è abbinato all'elemento acqua (attutire), perché? L'udito è il senso dominante nella fase prenatale, infatti il nervo che trasmette le informazioni uditive al cervello, l’ottavo nervo craniale, è il primo a svilupparsi e per questa ragione il feto inizia a percepire le sue prime sensazioni sonore: la voce della mamma ma soprattutto il battito del suo cuore. L’udito è strutturato per funzionare meglio con l’aria come mezzo di trasmissione, ma chi vuole entrare nell'anima deve abituarsi, come il feto dentro il liquido amniotico, a sentire la voce interiore attutita ed attenuata nell'acqua (battesimo, spirito). Perché ci piace tanto il suono delle onde del mare? perché è una reminiscenza intrauterina, ci ricorda quello stato di immersione nell'utero materno. Chi è abituato alla concentrazione profonda entra in uno stato simile. Coglie i suoni lontani, profondi, immensi, come il suono dentro una conchiglia cosmica universale.


Il simbolo della vista era l’occhio di Horus, quello dell’udito è il Tridente appunto perchè in acqua era l'arma di Poseidone, con il quale poteva generare nuove sorgenti d'acqua e tenere a bada i cavalli marini. Infatti cosa si fa con un tridente? si afferra, proprio quello che si fa con l’attenzione che è la briglia dei cavalli ( i pensieri interiori). Chi impara ad ascoltare, come Poseidone sa dominare queste correnti di pensieri, di fantasie, di ragionamenti. E’ l’udito che oltre ad udire ed ascoltare va più in profondità ed arriva a sentire, un emozione più vasta se pensiamo che il verbo sentire lo usiamo anche con riferimento al tatto: sento freddo. Ma anche all’udito: parla che ti sento. Sentire vuol dire non soltanto che ti ascolto ma provo quello che tu provi, la comprensione della parola va oltre la testa fino al cuore.


Esercizi per affinare l’attenzione: sono pochi semplici ma molto impegnativi: il primo è il silenzio, è il linguaggio della natura, per cui è salutare inoltrarci nei boschi, nei campi, in riva al mare ed ascoltare senza alcun pensiero (non è facile perchè i pensieri ci invadono, ma l’attenzione va messa sul che che si sente - cuore - e non su quel che si pensa - testa- ). Il secondo è la musica, ma non quella di sottofondo che passano mille canzoni e non te ne sei neppure accorto, ma l’ascolto attento su ogni nota e testo. Il Terzo è la lettura, perchè mentre leggiamo noi ascoltiamo la nostra propria voce interiore e questo esercizio aiuta a stabilizzare il pensiero, leggere è una palestra mentale; alcune persone sono così distratte che se ne accorgono di aver letto una pagina senza attenzione, quindi l’occhio ha percorso le parole ma la mente non ha registrato nulla.



Finiamo con un piccolo gioco di parole: scolta è una guardia (vede) quello che ti potrebbe lenire e ti proteggere, ascoltare è quello che scopre quello che sta dietro le parole e ti insegna la verità. La parola ascolto ha la stessa radice di accolto perchè chi ascolta accoglie, comprendere, capisce. Ma andiamo oltre: In ebraico orecchio si dice “Ozen” (אזנ). Queste 3 letterine ha ognuna da sola un significato: א è Alef (Dio), ז è zan (nutrire) e poi נ nefesh (anima), dunque in ebraico orecchio e l’azione di ascoltare significa “Dio nutre la tua anima”, la Bibbia infatti ripetutamente quando Dio parla dice “porgi l’orecchio” e come se dicessi ad un bambino apri la bocca che ti nutro, ti metto dentro il cibo buono. Ma c’è un ultimo particolare. Mentre Ozen ( אזנ ) significa orecchio, Izun ( אזון ) significa equilibrio e si intende una persona che sa ascoltare, che sa mantenere dentro quello che ascolta fuori, chi è in ascolto, in meditazione, in silenzio è equilibrato.
Grazie del vostro ascolto.... a presto !!!

☯️ Magdalena 🙏 Samuel ☯️

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