PIANGI UN MORTO O PIANGI TE STESSO
PER NON AVER VISSUTO QUEL RAPPORTO QUANDO ERA IN VITA ?
« Alla morte di una persona cara, parente o amico, è naturale sentire il bisogno di rimanere attaccati ai ricordi: oggetti, lettere, fotografie…. Ma ciò non è sufficiente per conservare la sua presenza. Perché la presenza di un essere non è insita negli oggetti, ma è nel suo spirito. E finché si rimane lì a girare intorno a qualche oggetto o a guardare fotografie, non si tratta di spirito, ma di materia.
Anche andare in raccoglimento su una tomba è naturale, ma ciò che si trova nella tomba è il corpo, non lo spirito. Lo spirito ha bisogno di libertà, e fa degli sforzi per liberarsi dal corpo e viaggiare nell’immensità, che è la sua vera patria. Se si soffre e si piange su una tomba, come se la persona che si trova lì, adagiata nella bara, dovesse restarci per l’eternità, si limita e si disturba il suo spirito che desidera soltanto liberarsi. Non si ritrova un essere caro piangendolo. Se volete veramente trovarlo, sforzatevi di andare a cercarlo là dove si trova, molto lontano e molto in alto nella luce. »
Anche andare in raccoglimento su una tomba è naturale, ma ciò che si trova nella tomba è il corpo, non lo spirito. Lo spirito ha bisogno di libertà, e fa degli sforzi per liberarsi dal corpo e viaggiare nell’immensità, che è la sua vera patria. Se si soffre e si piange su una tomba, come se la persona che si trova lì, adagiata nella bara, dovesse restarci per l’eternità, si limita e si disturba il suo spirito che desidera soltanto liberarsi. Non si ritrova un essere caro piangendolo. Se volete veramente trovarlo, sforzatevi di andare a cercarlo là dove si trova, molto lontano e molto in alto nella luce. »
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